Chi sono

Mi diletto, tra le altre cose, di scrittura.
Condivido i miei lavori e gradisco commenti.

domenica 20 giugno 2010

AGORAPHOBIC di Francesco Balacco



Che casino, sembra un’orgia!
Si disse Karl che correva, pur sapendo di doversi fermare poco dopo per attendere tre, anche sei minuti, l’arrivo di vagoni meno pieni.
Please mind the gap between the train and platform.
Questo odiava: farsi largo pestando piedi, attendere per poi trovare sedili umidi di sudore altrui.
Il respiro unto dei visi multicolore.
All’ora del congedo le viscere di Londra si rimescolavano troppo e nei, vagoni della metro come nelle sinapsi di una mente contorta, vedevi di tutto.
Fissava le pubblicità per distrarre attesa e disagio.
Lehemann Brothers forse non ancora scaduta: “Investi con noi”, esortava un affascinante trentenne.
Scarpe e borse ammiccavano ai viandanti.
Due occhi attrassero la sua distrazione, fari azzurri sulla folla. Puntati addosso.
Due guance rosee e sfumate, come in un ritratto a pastello si congiungevano in un piccolo mento coronato da due labbra, grandi labbra.
Vuoi laurearti in 2 anni? Sgob! Disse la ragazza.
Karl impiegò qualche secondo per realizzare che quella era solo una foto. Un 2D, una pubblicità come le altre. Nessuna visione celestiale nei vagoni al momento, il massimo era un ragazzo alto e effeminato che lo fissava sfilandosi la giacca di pelle.
Tornò ad osservare le pubblicità, più interessanti dei viandanti.
Un prestante modello di Lacoste gli sorrise. Bruna e calda un’ altra ragazza sgranocchiava biscotti al cacao. Riguardò la ragazza in foto che lo aveva folgorato e qualcosa si accese, l’aveva già vista. Era entrata nella sua agenzia lasciandogli un curriculum non più d’un mese prima. Lo sfogliò mentalmente: diplomata in una High school mediocre, nessuna laurea. Pensò di richiamarla per altri scopi.
Sudore e desiderio di scendere aumentavano in modo proporzionale. Mancavano ancora sei fermate. Il ragazzo in carne ed ossa, l’effeminato, era ancora lì e puntava gli occhi in direzione della sua vita, analitico, come se gli stesse misurando il pacco.
Prima fermata Westminister. Meno 5…
L’ossigeno disponibile aumentò, approfittando della discesa dei pendolari, il ragazzo si avvicinò di qualche metro. Karl con la coda dell’occhio cominciò a pesarne ogni movimento. Scuro di carnagione aveva un po’ di peluria sotto il naso curvo come un manico d’ombrello.
St. James Park Meno 4…
Scesero in pochi e salirono in molti, l’effeminato ora gli stava quasi addosso. Karl cominciò a temere secondi fini. Inabissò meglio nella tasca anteriore il portafogli. Il sospetto continuava a squadrarlo come un guardone dietro una siepe.
Victoria Meno 3…
Lo spazio si espanse ancora, ma il ragazzo restò lì, approfittando della ripartenza per tamponarlo con il bacino. Qualunque fosse la sua intenzione, avrebbe potuto essere armato, così Karl provò a sfuggirli cambiando zona del vagone.
Sloane square meno 2…
Il tipo lo seguì: nei goffi movimenti tra la folla era come un gatto all’inseguimento di un uccellino. Karl raggiunse l’altro lato del convoglio, si girò e se lo trovò di fronte.
South Kensington meno 1…
L’aggressore gli afferrò la nuca. Colmò la distanza tra loro con la lingua. Karl sferrò d’istinto un gancio destro che finì a vuoto. Il ragazzo lo avvolse nella giacca di pelle. La faccia compressa come sotto il cuscino d’un maniaco, il buio. Karl annaspava cercando di spingerlo lontano. Cominciò a sentire i polmoni pesanti, l’anidride carbonica aumentava. Possibile che nessuno intervenisse?
Percepì una mano invisibile ed inerziale spingerlo, il vagone si era fermato, se qualcuno aveva tirato il freno d’emergenza lo stavano soccorrendo.

La giacca fu rimossa e Karl poté rifiatare.
Riaperti gli occhi aveva di fronte un pupazzo arancione grande quanto un uomo e fatto di forme paffute. La testa era una sfera più piccola, il busto un cerchio più grande e un paio di corti cilindri formavano braccia e gambe.
Cos’era quella roba?
Era forse uno di quei supereroi in cui si crede da piccoli? O un altro stronzo travestito da simpaticone? Una mascotte? Un Santo? Un mostro?
-Chi sei?
Tutti i passeggeri fissavano il mostro paffuto, incantati ma sereni, come consapevoli.
L’essere sorrise con denti umani, alzò i cilindrici arti.
I like the way you move!
Dagli altoparlanti si diffuse musica da discoteca.
Tutto cominciò a ballare. Un arabo e la sua lunga veste, un professore ed i suoi volumi, una vecchietta, giacche e cravatte, un paio di ragazzini.
La musica aveva rimosso la sicura sociale delle inibizioni. Quella tana stava impazzendo in preda ad animali umani e ormoni di cui si colorava l’aria stantia.
Su i vetri cominciò a formarsi condensa, che un maschio villoso prese a leccare sculacciato da una donna matura.
Parevano tanti vermicelli in un secchiello da pesca, strusciandosi e strisciando.
Due corpi cominciarono l’attrito reciproco coinvolgendo Karl che cercava di sfuggire a quel folle marasma. Erano due uomini. Gli strapparono via la camicia, poi i pantaloni.
Il vagone si spogliava.
Qualcosa di inequivocabilmente caldo strisciò all’altezza del coccige di Karl..

Lasciato libero dai due uomini, ormai esausti, Karl cercò di scappare. Scivolò più volte sul pavimento zuppo, l’odore seminale gli si spanse addosso. Si fece strada fra carni fradice. Premette con forza la maniglia del convoglio.
Non si aprì.
Due seni tondi come melograni apparvero, labbra morbide lo sfiorarono, risalirono dal capezzolo al collo e da lì al pube.
La donna s’accanì stimolandolo con i piedi ma non ottenne reazioni. Karl voleva solo fuggire. Mosse e smosse la maniglia mentre la ninfomane faceva altrettanto col suo membro utilizzando lingua e denti.
Riecco il pupazzo: sorrise di nuovo e si accese una lunga sigaretta bianca poi avanzò verso Karl. Premette con l’arto cilindrico sulla sua fronte. Avendogli spento la sigaretta in viso ora se la rideva di nuovo.
Karl tirò un calcio alla donna e poi al pupazzo, che rise ancora ed alzò le braccia.
Tutti i maschi del convoglio avanzarono verso di lui e lo costrinsero supino.

Poco dopo si rialzò cercando di mettere a fuoco il convoglio.
I passeggeri gli stavano attorno, erano di nuovo vestiti. Fece per alzarsi ma qualcuno lo tenne ancora giù. Il ragazzo, l’effeminato era lì e gli parlò per primo:-Stia calmo…
-Chi sei? Che vuoi? Lasciami!
-Come sta? È svenuto poco fa…
-Io? Be… Bene!- Del pupazzo non c’era traccia…
-Lasci vedere a me- Fece un uomo in abito catarifrangente – Medico in servizio pubblico.
-Forse ha battuto la testa: ha un segno in fronte…- Suppose l’effeminato.
-No, quella non c’entra con lo svenimento: è solo una scottatura fresca.

Trovate questo racconto anche su: http://www.booksbrothers.it/?pag=scrivania&id=502 con recensione di Erica Furci

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